Perché le donne piangono?

Il luogo comune vuole che le donne piangano molto più spesso e volentieri degli uomini. Una ricerca pubblicata recentemente su Plos Biology, un’autorevole rivista scientifica, sembrerebbe avere trovato una spiegazione di questo comportamento.

Secondo i ricercatori, le lacrime femminili conterrebbero un segnale chimico sotto forma di odore in grado di ridurre il testosterone e quindi l’aggressività: avrebbero dunque un’importante funzione adattiva, nel senso di inviare un segnale sociale di pace volto a calmare un soggetto incollerito. Del resto, sembra che le donne capiscano anche meglio il linguaggio facciale.

Le lacrime, ricordiamolo, non sono l’unico segnale chimico atto a modificare il comportamento degli altri. Quelli che oggi vengono definiti segnali chemio sociali, un termine che indica lo scambio di segnali chimici tra persone a scopo di modulare il comportamento, è un nuovo campo di indagine delle neuroscienze che si sta estendendo dallo studio degli animali all’uomo.

Un ruolo da leone lo giocano, in questo campo, proprio gli odori. La ricerca sul ruolo dell’olfatto nel comportamento sociale è dunque diventato un importante ambito di sviluppo per la sociobiologia, la scienza che studia la relazione tra la biologia umana e il comportamento sociale.

Dopo una fase di scetticismo, gli studi stanno infatti scoprendo il ruolo che l’olfatto gioca nella comunicazione. Oggi sappiamo che ognuno di noi ha un suo particolare odore ed è ormai cultura popolare il ruolo giocato dai feromoni, soprattutto a livello di scambio di messaggi sessuali. Si è scoperto che madre e figlio si possono riconoscere semplicemente dall’odore e che l’odore personale influenza la percezione di piacevolezza e quindi l’accettazione sociale da parte degli altri.

Più recentemente, sembrerebbe dimostrato anche l’esistenza di un marcatore olfattivo dei parenti e degli amici, e una maggiore attrazione degli uomini per le donne nel loro periodo fertile del ciclo. Infine, sembrerebbe che l’odore possa anche informarci sullo stato di salute e sull’umore di qualcuno, in particolare avvisarci del suo possibile stato di collera o ira.

Ovviamente i segnali olfattivi non sono gli unici modi con cui si può esprimere il vasto vocabolario della comunicazione non verbale. Un nuovo filone di ricerca cerca oggi di comprendere come olfatto, vista e tatto si combinano e integrano in quel silente scambio di messaggi che avviene continuamente con gli altri sotto la soglia della coscienza.

Infine, non va dimenticato il peso che comunque giocano i fattori culturali: i cosmetici e l’igiene tendono ad alterare o nascondere i nostri odori naturali, ed è stato dimostrato l’esistenza di differenze e preferenze non solo a livello individuale, ma anche collettivo.

Insomma, ogni gruppo parla la sua lingua olfattiva, per cui non è detto che un odore abbia lo stesso significato sempre e comunque, anzi, sembrerebbe il contrario. Tuttavia, scoprire che alla fine è solo una questione di odori potrebbe forse aiutare le persone a comunicare e vivere meglio.

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Per approfondire: Past, Present, and Future of Human Chemical Communication Research

Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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