La teoria della chiusura concettuale di Gabriel Radvansky e la comunicazione

Sia il flusso dei fenomeni del mondo fisico che quello delle narrazioni viene suddiviso dalla nostra mente in eventi separati da precise barriere, con conseguenze significative per la memorizzazione di ciò che avviene. Almeno, così sarebbe secondo la teoria della chiusura concettuale elaborata dal neuroscienziato Gabriel Radvansky, che predica l’esistenza di una associazione tra eventi e alcuni elementi degli ambienti in cui sono vissuti.

Il confine dell’evento, o chiusura concettuale

In particolare, una caratteristica fisica (o simbolica) dell’ambiente in cui avviene l’esperienza può diventare nella nostra mente il punto di inizio e fine di un evento, come illustrato nell’esempio di entrare ed uscire da una mostra d’arte tramite una porta. La porta diventa così un segno tangibile associato all’inizio e alla fine dell’esperienza di guardare le opere.

Tramite queste chiusure concettuali si avrebbe una segmentazione della memoria e dell’esperienza. Tornando al nostro esempio, tutto ciò che viene dopo la porta d’ingresso viene archiviato sotto la categoria evento mostra. Di questa funzione di confine svolta da alcuni oggetti o segni tra un’esperienza e l’altra, esistono oggi alcune conferme neurologiche.

Il modello dell’orizzonte degli eventi

La suddivisione del flusso d’azione della vita (reale o narrativa che sia) in eventi con precisi confini (reali o simbolici) può ostacolare o migliorare la memoria, a seconda della natura delle informazioni e di come vengono successivamente ricordate.

Il modello dell’orizzonte degli eventi va oltre le spiegazioni tradizionali sul contesto, offrendo una chiave per comprendere questi fenomeni complessi. Risulta, ad esempio, più facile ricordare gli oggetti di una stanza quando ci si trova al suo interno rispetto a quando la si lascia.

Questo perché quando si passa la frontiera dell’esperienza si ha una diminuzione dell’attenzione e della memoria. Quando invece si è all’interno di uno specifico modello di eventi, la memoria di lavoro diventa attiva e l’attenzione si concentra sul contenuto del modello di eventi attuale, facilitando la memorizzazione e il ricordo delle informazioni.

Categorizzazione delle Informazioni, memoria e applicazioni nello storytelling

La categorizzazione delle informazioni, sia semantiche che no, permette a livello evolutivo un risparmio di memorizzazione e una maggiore facilità di ricordarle. Questo approccio è evidente nei corsi di potenziamento della memoria, che consigliano di immaginare il riporre di concetti, ricordi o eventi in cassetti di un armadio organizzato.

La categorizzazione degli eventi, secondo alcuni studiosi, gioca un ruolo anche a livello narrativo, come evidenziato nei fumetti dove specifiche immagini sono attribuite a ruoli narrativi.

La presenza di una frontiera degli eventi può essere sfruttata anche nell’organizzazione di conferenze. Il passaggio tra gli atti di un discorso deve tenere conto che l’attenzione del pubblico sarà massima durante ogni fase e minima nei momenti di transizione. L’articolazione del discorso in fasi separate consente di concedere pause al pubblico, permettendo il rilassamento prima di riprendere l’attenzione.

Conclusioni

Attraverso l’esplorazione di come gli eventi sono associati agli ambienti e come questa associazione influisce sulla memoria, emerge un quadro preciso di come la nostra mente elabora e archivia le esperienze.

Il modello dell’orizzonte degli eventi offre un nuovo approccio alla comprensione di questi fenomeni, offrendo spunti interessanti per coloro che si occupano di comunicazione e desiderano massimizzare l’impatto dei loro contenuti.

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Immagine di rawpixel.com su Freepik

Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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