Dove mettere la call to action

È un vecchio problema che affatica designer e marketer da anni: dove mettere la call to action? Come evitare quello che gli specialisti chiamano: “angolo della morte”, ossia il bordo della pagina web che inesorabilmente viene sempre scartato dall’occhio superficiale del lettore?

Per chi è familiare con il pattern F e l’eye-tracker, la risposta è semplice: il punto migliore per posizionare una call to action è l’angolo in alto a sinistra, quello che riceve la maggior attenzione. Questa è in effetti la soluzione adottata da alcuni autorevoli quotidiani, tra cui The Guardian.

Uno studio recente ribalta però questi risultati, rendendo la scelta meno scontata e riaprendo di nuovo la questione.

La posizione della Call to Action dipende da fattori culturali

La risposta che la call of action vada messa in alto a sinistra non è stata data a caso: è una conseguenza dell’abitudine occidentale di leggere da sinistra a destra. Questo spiega perché con l’eye-tracker risulta per i lettori del nostro mondo una grande macchia di attenzione sempre fissa su questo lembo di pagina.

Se però ci spostiamo in culture dove la lettura procede da destra a sinistra, le cose – intuitivamente – dovrebbero cambiare.

I numerosi studi di psicologia cognitiva compiuti confermano questo assunto. L’angolo della morte si sposta secondo l’abitudine di lettura dettata dalla nostra cultura di riferimento. Esiste, ad esempio, una differenza significativa tra i lettori unidirezionali e bidirezionali.

In conclusione, la posizione ideale di una Call to Action cambia in pagine pensate per un iraniano o un cinese che legge da sinistra verso destra.

L’attenzione non è tutto

Se si seguono i numerosi post in rete sull’argomento, si resterà tuttavia stupiti dalla grande varietà di opinioni su dove posizionare la Call to Action ed evitare l’angolo della morte. E in effetti, l’attenzione non è il solo fattore da considerare: il lettore tende infatti a scartare visivamente tutto quello che lo infastidisce nella sua ricerca, CTA comprese.

Per questo ancora oggi c’è chi sostiene che la Call to Action vada messa dopo il testo o l’immagine che dovrebbe fornire le motivazioni a premerla, cosa che rilancerebbe la vecchia formula del layout a Z, dove essa viene messa in basso a destra.

L’idea è, in sostanza, proporre la Call to Action al momento opportuno: un po’ come al mercato, quando il venditore ha la pazienza di aspettare che il cliente si sia fatto una idea del prodotto prima di cominciare a suggerire cosa comprare.

Per tagliare la testa al toro, molti designer posizionano la Call to Action in più punti della pagina, in modo che essa non solo sia il più visibile possibile, ma anche per strutture l’effetto ripetizione che in questo modo si viene a creare.

Anche l’abitudine è importante

Se l’attenzione non basta, c’è una vecchia regola che soccorre in aiuto: quella che gli utenti alla fine fanno ciò a cui i designer li abituano con le loro scelte di progettazione.

Una soluzione può quindi essere semplicemente quella di posizionare la Call to Action dove vanno tutti, indipendentemente dagli studi sull’attenzione. L’utente interessato al nostro prodotto la cercherà istintivamente nel punto in cui si aspetta che essa sia, senza cioè il bisogno di mettergliela sotto il naso.

Oggi, viviamo in un mondo di smartphone e di social. Le persone, soprattutto in Italia, sono ormai assuefatte alle scelte progettuali di Facebook, Tik Tok, Instagram, e al menù ad hamburger.

Seguire le scelte dei social designer è quindi forse il modo migliore per non sbagliare, in modo da sfruttare i pattern di usabilità a cui tutti siamo stati, volenti o nolenti, abituati.

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Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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