Ritmo del discorso, comunicazione paraverbale e psicologia: le ultime scoperte

Chi parla veloce un po’ ci sveglia, un po’ ci mette ansia, mentre un eloquio calmo e pacato ci rasserena e a volte annoia.

Questo è solo uno dei tanti effetti psicologici del ritmo del discorso – uno degli aspetti più importanti della comunicazione paraverbale – che sperimentiamo ogni giorno.

Cosa ci possono insegnare le neuroscienze sulla difficile arte di saper sfruttare accenti e tempo del periodo? Le ricerche, soprattutto dell’ultimo decennio, non mancano, con conferme e sorprese di quanto già sanno gli esperti di prosodia.

Il ritmo di un discorso influenza le emozioni dell’ascoltatore

Cominciamo, per chi avesse ancora dubbi, a chiarire l’effetto emozionale del ritmo. Una ricerca dell’università della Castiglia ha mostrato la correlazione tra un ritmo lento e il sentimento della tristezza.

Un ritmo più veloce è invece correlato a emozioni come la felicità, la sorpresa e il divertimento.

L’indicazione è quindi di recitate il monologo di Amleto rallentando il tempo per sottolinearne la drammaticità, mentre l’annuncio della vittoria della squadra del cuore richiederà un ritmo più sostenuto e un tono squillante.

Importanza del ritmo del discorso nella comprensione del messaggio verbale

Un secondo aspetto che è stato messo in luce dalle ricerche (Poppel, Assaneo, 2020) è l’importanza del ritmo della frase nella comprensione del messaggio. Accenti e ritmica sono elementi fondamentali per la creazione di senso di quello che diciamo.

In sostanza, il ritmo delle parole influenza la comunicazione paraverbale.

Questo sembrerebbe legato proprio alla continuità e monotonia che l’andamento ritmico impone alla frase e alla circostanza che esiste un legame tra linguaggio, ritmo, musica e le aree motorie del cervello.

Il ruolo del ritmo del discorso nella comprensione verbale sembra essere ulteriormente dimostrato dagli studi della neuroscienziata Nina Kraus che hanno dimostrato una correlazione tra il possesso di un buon senso del ritmo e la facilità di apprendimento linguistico nei bambini.

Il ritmo aiuta la percezione visiva e l’interazione tra persone

Altre ricerche (Schirmer, 2010) hanno provato che il ritmo aiuta e sincronizza la percezione visiva, oltre che influire sull’interazione interpersonale.

Il ritmo del discorso di un professore potrebbe quindi facilitare o ostacolare l’attenzione visiva degli alunni sulla lavagna, analogamente per chi tiene una conferenza o fa formazione quando si tratta di spiegare delle slide.

Ma perché il ritmo piace così tanto ai nostri neuroni? Sembrerebbe che il motivo sta proprio nella sua ripetizione: questa rende possibile al cervello prevedere cosa sta per succedere e provare gratificazione quando l’aspettativa si realizza.

Bisogna però anche col ritmo del discorso saper trovare la giusta misura, introducendo delle variazioni che sorprendano il cervello e ne risveglino di nuovo l’attenzione. Attori e public speaker lo sanno bene: saper variare il ritmo è essenziale per dare potenza espressiva a un intervento o alla recitazione di un testo.

Questo è lo stesso meccanismo del successo della musica hip-hop: un ritmo ben marcato e ripetitivo, con alcune variazioni per rompere la monotonia del riff o dell’ostinato di basso.

In conclusione, è proprio vero che con le lingue ci vuole orecchio. Del resto, non è un caso che le aree cerebrali coinvolte siano spesso le stesse.

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Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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