Comunicazione: quando la ripetizione del messaggio è inutile

La ripetizione è una tecnica molto usata in comunicazione che prevede l’esposizione ripetuta di un messaggio con l’obiettivo di creare un’impressione duratura e influenzare il comportamento delle persone.

Perché la ripetizione del messaggio?

Questa pratica sfrutta l’effetto di familiarità: quando siamo esposti a un messaggio più volte, aumentiamo le probabilità di ricordarlo. La ripetizione può contribuire a consolidare il messaggio nella memoria a lungo termine e renderlo più accessibile quando ne abbiamo bisogno.

Vi sono però altre ragioni che giustificherebbero questa pratica. Quando siamo esposti ripetutamente a un messaggio, tendiamo ad elaborarlo in modo più approfondito e ad attribuirgli maggior valore. Questo può portare a un aumento della persuasione e della probabilità di adottare comportamenti coerenti con il messaggio.

Inoltre, quando un messaggio viene ripetuto in modo coerente nel tempo, viene percepito come più credibile e affidabile e può aiutare a consolidare l’immagine di un’azienda, di un brand o di un’idea nella mente delle persone, creando un’impressione duratura e aumentando la fiducia.

Un altro effetto interessante dell’esposizione è quello di aiutare a contrastare le distrazioni e ad attirare l’attenzione delle persone, rendondo più difficile ignorarlo o dimenticarlo. In un mondo dove le persone sono continuamente distratte da app e social, ciò non è da trascurare.

Gli aspetti negativi

L’aspetto negativo è che la ripetizione genera noia, assuefazione e nel tempo perde il suo effetto. D’altro canto, non è detto che la ripetizione ossessiva di un messaggio generi un cambiamento, anzi.

Nel suo libro: Il catalizzatore, Jonah Berger sostiene che invece è spesso vero il contrario. Nei rapporti interpersonali, ripetere ossessivamente: “devi cambiare” porta all’effetto opposto, al rifiuto. E così anche nella comunicazione sociale. Bisognerebbe almeno cambiare il messaggio e variarlo per mantenere un minimo di interesse nell’ascoltatore.

Ci sono alternative alla ripetizione per ottenere un cambiamento? Berger invita a essere creativi ed empatici. Altre soluzioni possono essere le spinte gentili, i cosiddetti Nudge, anche se non sempre è facile utilizzarli e gestirli.

Le strategie alternative

Tra le strategie alternative ricordiamo:

Il coinvolgimento dell’interlocutore: fai domande per far emergere le sue opinioni, coinvolgilo nel processo decisionale o incoraggialo a condividere le sue esperienze personali. Questo può generare un maggiore coinvolgimento emotivo e favorire una maggiore adesione al cambiamento.

Personalizzazione: Adatta il messaggio alle esigenze e agli interessi specifici dell’interlocutore. Cerca di comprendere le sue motivazioni, i suoi valori e le sue priorità e cerca di collegare il cambiamento proposto a ciò che è importante per lui. Quando una persona percepisce che il messaggio è personalizzato e rilevante per la sua situazione, è più incline a considerare seriamente il cambiamento.

Credibilità ed evidenza: Utilizza fonti autorevoli e dati concreti per sostenere il tuo messaggio. Le persone tendono a essere più inclini a credere a un messaggio quando proviene da una fonte affidabile e quando sono presenti prove solide a sostegno delle affermazioni fatte. Assicurati di comunicare in modo chiaro ed evidente i fatti, le ricerche o le statistiche che supportano il cambiamento che stai proponendo.

Empatia e ascolto attivo: Mostra empatia e dimostra di comprendere le preoccupazioni e le prospettive dell’interlocutore. Pratica un ascolto attivo e cerca di stabilire un collegamento empatico. Questo può creare un ambiente di fiducia e apertura, consentendo al tuo messaggio di essere ricevuto in modo più favorevole.

Ricorda che ogni persona è unica e può rispondere in modo diverso a varie strategie di comunicazione. È importante adattarsi al contesto specifico e alle caratteristiche dell’interlocutore per massimizzare l’efficacia delle tue comunicazioni.

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Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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