La teoria dell’esposizione al messaggio spiegata brevemente

Nota anche come teoria ipodermica, la teoria dell’esposizione al messaggio fu elaborata durante gli anni ’30 del secolo scorso negli Stati Uniti dal politologo Harold Dwight Lasswell per spiegare i comportamenti delle masse di fronte all’affermazione dei regimi autoritari di quel periodo.

Secondo questa teoria, i messaggi, purché ripetuti regolarmente nel tempo, sono in grado di modificare i comportamenti e le credenze delle persone. Ciò aprì la porta alla moderna propaganda e alla pubblicità, che si basano per molti aspetti ancora oggi su questa teoria.

L’ambito di applicazione della teoria va però ben oltre. Basta ricordare che la comunicazione è uno degli elementi fondamentali della nostra esistenza quotidiana. Ogni giorno, ci esprimiamo attraverso gesti, parole e altri segnali, trasmettendo messaggi che possono influenzare le nostre relazioni, il nostro lavoro e la nostra percezione del mondo.

In sostanza, la nostra visione del mondo è influenzata pesantemente da tutta una serie di narrazioni collettive a cui siamo inevitabilmente esposti ogni secondo della nostra vita. Se queste narrazioni vengono modificate in modo opportuno, è quindi possibile ottenere cambiamenti nel comportamento sociale.

Un esempio di applicazione si ha nel politically correct, ove si tenta di modificare alcuni atteggiamenti collettivi – tipicamente la discriminazione o il disprezzo verso determinati gruppi – esponendo le persone ad espressioni della lingua comune opportunatamente rimodulate, ad esempio: black people invece che nigger.

L’effetto di mera esposizione

Collegato alla teoria dell’esposizione al messaggio è l’effetto di mera esposizione, osservato in psicologia già nell’800 grazie alle ricerche di Gustav Fechner e riprese recentemente da Robert Zajonc, per cui le persone sviluppano una forma di preferenza per ciò che è a loro familiare.

Secondo gli studi di Zajonc, in particolare, noi tendiamo a rifiutare un nuovo stimolo nelle fasi iniziali per poi accettarlo ed infine trovarlo piacevole. L’aspetto più interessante è però che Zajonc utilizzò proprio il linguaggio per condurre i suoi test, dimostrando come l’effetto di mera esposizione ai messaggi verbali costituisca una componente fondamentale di tutta la nostra esperienza quotidiana.

In seguito, l’effetto di mera esposizione è stato dimostrato anche per elementi grafici, disegni, suoni, etc. La sua influenza va quindi ben oltre la teoria della comunicazione per impattare in modo sottile ma potente anche sui processi decisionali: sembrerebbe che perfino gli investitori tendano a privilegiare l’acquisto di azioni che conoscono rispetto a nuovi titoli.

Tra le conferme neuroscientifiche più celebri ricordiamo l’esperimento di Montague, che dimostrò come l’esposizione continua al brand Coca Cola e Pepsi Cola lasciasse addirittura una sorta di impronta a livello cerebrale.

I punti essenziali della teoria dell’esposizione al messaggio

Definizione di Esposizione al Messaggio

L’esposizione al messaggio si riferisce al processo attraverso il quale un individuo viene messo in contatto con un messaggio comunicativo. Può avvenire attraverso vari mezzi, tra cui la lettura di un testo, l’ascolto di un discorso, la visione di un video o l’interazione diretta con un comunicatore. Questo processo è cruciale perché stabilisce il punto di partenza per la comprensione e l’elaborazione del messaggio da parte del destinatario.

Fattori che Influenzano l’Esposizione al Messaggio

Contesto: Il contesto in cui avviene la comunicazione svolge un ruolo significativo nell’esposizione al messaggio. La stessa frase potrebbe avere significati diversi a seconda del contesto in cui viene pronunciata. Ad esempio, un messaggio che può sembrare informale in un contesto potrebbe essere interpretato diversamente in un ambiente più formale.

Canali di Comunicazione: I canali attraverso i quali il messaggio viene trasmesso influenzano l’esposizione. Un messaggio visivo può avere un impatto diverso rispetto a uno scritto o verbale. La scelta del canale giusto è fondamentale per garantire che il messaggio raggiunga il destinatario nel modo più efficace possibile.

Durata dell’Esposizione: Il tempo dedicato all’esposizione al messaggio è un elemento chiave. Se un individuo fosse esposto al messaggio per un breve periodo, potrebbe non avere il tempo di comprenderlo appieno. Al contrario, un’esposizione prolungata offre maggiori opportunità per l’elaborazione e la comprensione approfondita.

Importanza dell’esposizione al messaggio

Creazione di Connessioni: Un’adeguata esposizione al messaggio è fondamentale per stabilire connessioni significative tra il comunicatore e il destinatario. Quando il messaggio è trasmesso in modo chiaro e comprensibile, si crea un ponte tra le persone, facilitando una comunicazione più efficace.

Impatto sulla Percezione: La prima impressione è spesso determinata dall’esposizione iniziale a un messaggio. Una corretta presentazione può influenzare positivamente la percezione del messaggio e del mittente, mentre un’errata esposizione potrebbe portare a fraintendimenti o disinteresse.

Motivazione all’Azione: Un messaggio ben esposto ha il potenziale per motivare il destinatario all’azione. Che si tratti di convincere, informare o ispirare, l’esposizione efficace può spingere il destinatario a rispondere positivamente al messaggio.

Limiti dell’effetto esposizione

Alcuni fattori concomitanti modulano, attenuano o riducono l’effetto esposizione. Ricordiamo i principali:

Ruolo della consapevolezza: Alcuni studiosi (tra cui ricordiamo: Anthony G. Greenwald, John Cacioppo) mettono in dubbio la validità della teoria dell’esposizione sostenendo che l’effetto potrebbe essere limitato dalla consapevolezza dell’individuo riguardo all’intenzione persuasiva di chi esegue l’esposizione. Se le persone sono consapevoli di essere esposte a un tentativo di persuasione, potrebbero essere più inclini a resistere all’effetto.

Fattori ambientali. I fattori ambientali e sociali hanno un’influenza sull’effetto esposizione. Una ricerca di R.Petty e J. Cacioppo ha dimostrato, ad esempio, che i destinatari seduti in posizione comoda sarebbero più propensi a subire l’effetto.

Efficacia a lungo termine: Alcuni studi sollevano dubbi sull’efficacia a lungo termine dell’effetto esposizione. Mentre può essere valido in situazioni a breve termine, potrebbero essere necessari altri fattori per mantenere un cambiamento di atteggiamento nel tempo.

Non mancano neanche le ricerche che mettono in dubbio addirittura l’effettiva portata dell’effetto esposizione nel suo campo tradizionale di applicazione, ossia la pubblicità televisiva e i sondaggi politici. Va infine ricordato che alla lunga l’esposizione genera noia e diventa inefficace.

L’era digitale

L’era digitale ha moltiplicato in modo impressionante il numero di canali informativi, rompendo il monopolio dei giornali e della televisione.

La presenza di tante fonti “libere” di informazioni spesso tra loro in competizione rende più problematico esporre il pubblico a messaggi univoci o, per dirla con i critici del sistema, alla narrazione dominante del potere. Soprattutto nella fase del web 1.0, ciò ha portato a credere che i nuovi canali digitali avrebbero inaugurato un’epoca di maggior democrazia e libertà d’informazione.

D’altro canto, l’avventi del web 2.0 e dei social media ha di nuovo ribaltato la situazione. Gli algoritmi tendono infatti a presentare al pubblico ciò che preferiscono, ossia sempre gli stessi messaggi, creando bolle informative che forse addirittura amplificano l’effetto esposizione.

In conclusione, l’esposizione al messaggio è ancora un elemento cruciale nella comunicazione, definendo il modo in cui i messaggi vengono ricevuti, interpretati e assimilati. Comprendere i fattori che influenzano questo processo è essenziale per comunicatori ed individui, poiché contribuisce a garantire che la comunicazione sia chiara, efficace e significativa.

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Immagine di Freepik

Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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